L’articolo 9 della Costituzione, per ciò che qui interessa, prescrive che la Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica e, altresì, tutela il paesaggio ed il patrimonio storico ed artistico della Nazione.
Affinché lo Stato, gli enti territoriali e gli enti pubblici riescano nel loro compito, il Legislatore ha messo loro a disposizione una serie di norme che garantiscono la libera formazione della cultura in tutte le sue manifestazioni.
Vi è, infatti, un complesso di prescrizioni che attribuiscono autonomia alle strutture che si dedicano alla crescita del patrimonio culturale in quanto espressione delle tradizioni, dei costumi, della civiltà dei popoli e, in sostanza, perché ne rappresentano la memoria storica.
Tra queste strutture, ovviamente, non possono non menzionarsi i musei.
Come si legge nel Decreto ministeriale MiBACT del 23 dicembre 2014 recante “Organizzazione e funzionamento dei musei statali”, i musei sono istituzioni permanenti, senza scopo di lucro, al servizio della società e del suo sviluppo.
Essi, dunque, rivestono un ruolo fondamentale per la collettività poiché custodiscono il suo patrimonio culturale promuovendone la conoscenza presso il pubblico e la comunità scientifica, e ne condividono valori e peculiarità con il resto del mondo, consentendo di comprendere il tessuto socio – culturale di atri Paesi.
Tutto questo è possibile anche grazie al fatto che i musei assicurano la pubblica fruizione delle opere che custodiscono, garantendo l’accessibilità e promuovendo l’inclusione.
L’importanza dei musei è stata indirettamente e distopicamente riconosciuta anche da diverse associazioni ambientaliste che hanno deciso di eseguire delle azioni dimostrative di resistenza civile imbrattando delle famosissime opere d’arte per attirare l’attenzione sulla crisi climatica.Avv. Viola Zuddas, Civilista
In particolare, alcuni attivisti di Just Stop Oil e Letzte Generation hanno preso di mira opere come “I Girasoli” di Van Gogh, una delle versioni dei “Covoni” di Monet, “La Ragazza col turbante” (anche conosciuta come “Ragazza con l’orecchino di perla”) di Jan Vermeercon, con delle performance che hanno sollevato tantissime polemiche in quanto, almeno in apparenza, hanno messo in pericolo le opere stesse.
In realtà tutti i quadri erano protetti da un vetro che fortunatamente ne ha preservato l’integrità.
Ma cosa accade in Italia se un’opera d’arte viene danneggiata?
Il Legislatore italiano ha inteso riformare le disposizioni penali a tutela del patrimonio culturale, che si trovano oggi contenute prevalentemente nel Codice dei beni culturali (cioè, il d.lgs. n. 42 del 2004), inserendole nel codice penale per dotare l’ordinamento di una disciplina più razionale ed organica.
A tal fine, il 3 marzo 2022 è stata approvata la L.22/2022 recante “Disposizioni in materia di reati contro il patrimonio culturale”, che si pone in continuità con la Convenzione europea di Nicosia, ratificata dall’Italia il 12 gennaio 2022.
L’obiettivo dichiarato è, quindi, quello di tutelare, conformemente al disposto dell’articolo 9 della Costituzione, il patrimonio culturale, storico ed artistico mediante:
- la previsione di nuove fattispecie di reato per reprimere condotte criminose contro beni di rilevanza costituzionale,
- l’inasprimento delle sanzioni previste per i reati già tipizzati, attuando al contempo quindi anche la finalità deterrente e general preventiva dell’impianto normativo.Avv. Viola Zuddas, Civilista
Per ciò che qui è di interesse, è stato introdotto l’art. 518 duodecies c.p., rubricato “Distruzione, dispersione, deterioramento, deturpamento, imbrattamento e uso illecito di beni culturali o paesaggistici” che ai primi due commi prescrive: «Chiunque distrugge, disperde, deteriora o rende in tutto o in parte inservibili o non fruibili beni culturali o paesaggistici propri o altrui è punito con la reclusione da due a cinque anni e con la multa da euro 2.500 a euro 15.000.
Chiunque, fuori dei casi di cui al primo comma, deturpa o imbratta beni culturali o paesaggistici propri o altrui, ovvero destina beni culturali a un uso incompatibile con il loro carattere storico o artistico ovvero pregiudizievole per la loro conservazione o integrità, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 1.500 a euro 10.000.»
Nell’ultimo comma si precisa che la sospensione condizionale della pena è subordinata al ripristino dello stato dei luoghi o all’eliminazione delle conseguenze dannose o pericolose del reato ovvero alla prestazione di attività non retribuita a favore della collettività per un tempo determinato, comunque non superiore alla durata della pena sospesa, secondo le modalità indicate dal giudice nella sentenza di condanna.
Si tratta di una norma molto più severa e ampia rispetto al dettato dell’art. 733 c.p., rubricato “Danneggiamento al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale”, che prescrive l’arresto fino a un anno o con l’ammenda non inferiore a euro 2.065 in caso di distruzione, deterioramento o danneggiamento di un monumento o un’altra cosa propria se l’autore è a conoscenza del rilevante pregio e se dal fatto deriva un nocumento al patrimonio archeologico, storico, o artistico nazionale.
L’intento del Legislatore è, quindi, chiarissimo: l’inasprimento delle norme penali è necessario e funzionale ad attuare la tutela del patrimonio artistico e storico della Nazione che rappresenta uno dei principi fondamentali del nostro Paese, come prescritto dall’art. 9 Cost.Avv. Viola Zuddas, Civilista
D’altronde, quando si parla del patrimonio artistico e storico si fa riferimento a tutto quel complesso di beni pubblici e privati che testimoniano le origini e l’evolversi della civiltà italiana e che, dunque, sono legati alla nostra identità culturale.
I musei, nello specifico, rivestono un ruolo fondamentale nella salvaguardia e diffusione della cultura e, pertanto, ormai ci si deve aspettare che vengano impiegati come strumento di protesta civile per veicolare la diffusione di messaggi particolarmente importanti, come quelli legati ai cambiamenti climatici: ciò che conta, però, è che il tutto avvenga nel pieno rispetto delle opere che vi sono custodite, di chi le ha create e di chi vuole usufruirne.
Viola Zuddas, Avvocato