Il turismo tra inclusione e sostenibilità

Oggi, 27 settembre, è la giornata mondiale del turismo, ricorrenza istituita dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1980 per rendere la comunità internazionale consapevole del ruolo del turismo e del suo impatto sui valori sociali, politici, economici e culturali delle persone in tutto il mondo.

Quest’anno, l’Organizzazione Mondiale del Turismo (OMT), cioè l’agenzia delle Nazioni Unite competente per la promozione del turismo, ha voluto porre l’attenzione sull’impatto che la pandemia ha avuto sulle imprese e sui lavoratori impegnati in questo settore e, proprio per questo motivo, l’oggetto della giornata mondiale del turismo 2021 è “Il turismo per la crescita inclusiva. La persona oltre le statistiche”.

L’obiettivo da raggiungere, oggi più che mai, è quindi la promozione di un turismo responsabile, sostenibile e universalmente accessibile, cioè un turismo che rispetti la natura e, in generale, che preservi l’ambiente in cui viviamo e che, al contempo, contribuisca all’espansione economica, all’osservanza dei diritti umani e delle libertà fondamentali senza distinzione di razza, sesso, lingua e religione.

La pandemia, purtroppo, ha colpito il settore turistico di tutte le economie, sia quelle dei Paesi più ricchi che quelle dei Paesi ancora in via di sviluppo: questi ultimi, in particolare, hanno visto acuirsi il divario rispetto alle economie più forti poiché privi di una struttura economico – organizzativa tale da consentire di arginare gli effetti della crisi.

Non bisogna dimenticare, infatti, che in tutto il mondo milioni di imprese e di posti di lavoro dipendono dal settore turistico, che è anche una forza trainante nella protezione del patrimonio naturale e culturale.

Sicuramente, uno degli strumenti più efficaci per promuovere la ripresa di questo settore e valorizzare l’inclusione è quello di individuare nuove destinazioni turistiche al fine di assicurare una distribuzione equilibrata dei flussi di visitatori e favorire la crescita economica e sociale dei Paesi in via di sviluppo.

In questo modo, dunque, si potrebbe contrastare la cosiddetta “stagionalità” dei flussi turistici, ovvero quel tipo di turismo che prevede lo spostamento di milioni di persone concentrato in determinati periodi dell’anno e nelle mete più gettonate.

Questo tipo di turismo, infatti, crea inevitabilmente un sovraffollamento di visitatori che, spesso, risulta essere dannoso per l’ambiente e scarsamente gestibile sotto il profilo dei servizi locali.

Il turismo in Sardegna tra stagionalità e sostenibilità

Per quanto riguarda la Sardegna (e, in generale, le località turistiche balneari) il flusso di turisti si concentra, solitamente, da maggio ad ottobre, con picchi in luglio ed agosto.

La stagionalità, quindi, rappresenta un problema per la gestione dei visitatori, poiché non tutte le mete sono effettivamente attrezzate per ospitare e ricevere un afflusso consistente di turisti; inoltre, rappresenta un problema per l’economia, in quanto gran parte di coloro che operano nel settore turistico ha un contratto stagionale, appunto, e risulta disoccupata nei mesi di cosiddetta “bassa stagione”.

Per contrastare le distorsioni negative del mercato che derivano da questo fenomeno, dunque, si dovrebbe puntare maggiormente su un turismo sostenibile da praticare tutto l’anno, attraverso la valorizzazione delle risorse del territorio ed il potenziamento delle strutture ricettive.

Possiamo dire che questa estate il turismo in Sardegna sia stato davvero “sostenibile”?

Come sappiamo, nonostante la pandemia, la stagione turistica in Sardegna ha registrato dei dati impressionanti: l’isola, infatti, è stata una delle mete più ambite di questa estate con oltre 10 milioni di turisti che vi hanno soggiornato dal mese di giugno a quello di settembre.

Sul punto, riportiamo qualche interessante dato condiviso dal dott. Giovanni Depau, Food&Beverage manager dell’hotel Stella Maris, del Cruccuris Resort e di Sa Mirada Apartments.

Precisamente, in queste strutture, situate nel comune di Villasimius, è stato riscontrato in media un aumento del +30% di presenze rispetto alla precedente stagione, con un picco di prenotazioni del +83,42% nel mese di giugno per il Cruccuris Resort.

Questi dati, quindi, confermano la grande ripresa del turismo locale che è sicuramente in crescita rispetto al trend registrato nella stagione estiva 2020, anche se non ha ancora raggiunto i livelli dell’estate 2019, rispetto alla quale si riscontra comunque un calo quasi del -50%.

A contendere a Villasimius il ruolo di meta più ambita da parte dei turisti c’è, come ogni estate, anche l’arcipelago di La Maddalena, che è il primo Parco Nazionale della Sardegna.

Ebbene, tutti noi abbiamo impresse nella mente le riprese aeree girate in elicottero a fine agosto (condivise dal profilo twitter @NavigoPerCaso e poi diffuse da diverse testate giornalistiche sia sui social che in trasmissioni televisive – immagini simili sono state trasmesse anche da “Linea Blu” nella puntata del 18 settembre) che testimoniavano la presenza di imbarcazioni di grandi dimensioni che si stendevano come un tappeto nell’arcipelago di La Maddalena.

Guardando quelle immagini, non si può non pensare che l’ambiente marino, già piuttosto fragile, sia stato sottoposto a dure pressioni a causa del grandissimo afflusso dei turisti che si sono riversati in massa nel Parco per godere della sua indiscutibile bellezza.

In proposito, si deve ricordare che nel Parco non ci sono limiti né sul numero di accessi né sulle dimensioni delle imbarcazioni: i visitatori, infatti, devono semplicemente pagare un ticket commisurato al tipo di natante, che consente loro di navigare, ormeggiare, ancorare e sostare entro i 300 metri dalla costa.

Non vi è dubbio, quindi, che in questa bellissima area marina (ed anche in altre zone) sia assolutamente necessario adottare dei provvedimenti atti a prevenire ed a porre rimedio agli inconvenienti ambientali e naturalistici derivanti da flussi turistici intensissimi che sono sempre in costante aumento.

In definitiva, possiamo dire che anche in questa stagione, nonostante gli strascichi della pandemia, abbiamo assistito ad un turismo di massa, poiché, in un lasso di tempo circoscritto, milioni di persone si sono riversate in alcune mete specifiche che, spesso, non sono riuscite a gestire dei numeri così importanti.

Per promuovere un turismo che sia davvero inclusivo e sostenibile sarebbe, dunque, necessario assicurare una distribuzione equilibrata dei flussi turistici così da tutelare il territorio per preservarlo per le generazioni future.

Viola Zuddas, Avvocato

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