I giganti della Big Tech nel mirino dell’UE: il Digital Service Act

Nel dicembre 2020, la Commissione europea ha avanzato una proposta di regolamento sui Servizi digitali al fine di definire  competenze e responsabilità sul controllo dei contenuti delle grandi piattaforme online quali, a titolo esemplificativo, Google, Apple, Facebook e Amazon.  

La normativa ha portata rivoluzionaria in quanto vuole rappresentare un punto di svolta nella regolamentazione dei giganti della “Big Tech” e, al contempo, garantire agli utenti uno spazio digitale sicuro e capace di contrastare contenuti illegali online, indipendentemente dal luogo in cui essi risiedono nello spazio UE. 

Ma cosa si intende per servizi digitali?  

I servizi digitali sono quei servizi quali siti web, social media, app, e-book, streaming di musica e video che, oramai, occupano un ruolo essenziale nella nostra vita. 

Come evidenziato dalla stessa Commissione, se la crisi del coronavirus da un lato ha dimostrato l’importanza delle tecnologie digitali in tutti i settori della vita moderna, d’altra parte ha fatto emergere la totale dipendenza della nostra economia e società dai servizi digitali e dai quali conseguono, oltre che benefici, anche nuovi rischi che l’attuale quadro normativo non è in grado di prevenire adeguatamente (per maggiori approfondimenti sul tema, leggi il nostro articolo “La figura professionale dell’influencer – parte 2”).  

Con questa proposta legislativa – che si basa sui principi fondamentali già fissati nella direttiva sul commercio elettronico, validi ancora oggi – la Commissione si è impegnata ad aggiornare le norme che definiscono le responsabilità e gli obblighi dei prestatori di servizi digitali e, in particolare, delle piattaforme online. 

Cosa prevede, dunque, la legge sui servizi digitali?

La proposta mira ad introdurre regole comuni destinate a creare e ad assicurare migliori condizioni per la prestazione di servizi digitali innovativi nel mercato interno e, in particolare: 

  •  contribuire alla sicurezza online e alla protezione dei diritti fondamentali; 
  • istituire una struttura di governance forte e duratura per una vigilanza efficace sui prestatori di servizi intermediari.  

Elemento fondamentale della proposta è la determinazione, in maniera chiara e trasparente, delle competenze e responsabilità per i prestatori di servizi intermediari e, in particolare, per le piattaforme online utilizzate ogni giorno da milioni di cittadini europei, quali: piattaforme di social media (quali Facebook, Twitter e instagram), app store, YouTube e Spotify, siti dedicati ai viaggi, alloggio ed ogni altra piattaforma inserita nel mercato digitale.  

Al fine di giungere a questo risultato, sono stati previsti degli obblighi a carico delle piattaforme online quali, ad esempio, quello di acquisire, memorizzare, verificare e pubblicare informazioni sugli operatori commerciali che utilizzano i loro servizi così da garantire agli utenti un ambiente online sicuro e trasparente.  

Le misure oggetto dell’iniziativa legislativa della Commissione sono, altresì, dirette ad attenuare i rischi di discriminazione, a proteggere i diritti dei minori e il diritto alla dignità umana.
In tal senso, sembrerebbe, infatti, che le Big Tech non potranno più raccogliere dati personali che rivelino l’origine razziale o etnica, le opinioni politiche o altri dati sensibili; dati che, dunque, non potranno essere utilizzati per proporre pubblicità mirata.Avv. Eleonora Pintus, Diritto dell’Unione Europea

Allo stesso tempo, il regolamento prevede una strenua lotta ai cosidetti “dark pattern”, ossia tutte quelle tecniche dirette a fuorviare i consumatori per indurli a fornire consensi indesiderati o a eseguire operazioni non volute. 

Per rafforzare il quadro di tutele, la proposta di regolamento ha, inoltre, previsto una diretta responsabilità dello Stato membro incaricato di vigilare sulla conformità dei prestatori di servizi stabiliti sul suo territorio agli obblighi sanciti dalla proposta di regolamento.  

Ma la nuova normativa non dimentica di riconoscere un ruolo attivo all’utente, prevedendo una vasta gamma di strumenti da questo direttamente azionabili al fine di vedere salvaguardati i propri diritti.Avv. Eleonora Pintus, Diritto dell’Unione Europea

Al riguardo, sono state delineate procedure di notifica e azioni per i contenuti illegali, oltre che la possibilità di impugnare le decisioni delle piattaforme in merito alla moderazione dei contenuti. 

Appare perciò chiaro che il fine ultimo della proposta legislativa  è proprio quello di migliorare la sicurezza online degli utenti in tutta l’Unione e la protezione dei loro diritti fondamentali.  

Al fine di dare concreta e mirata attuazione alla normativa, la proposta comporterà una serie di garanzie obbligatorie, compresa la comunicazione di una motivazione all’utente, oltre meccanismi di reclamo sostenuti dai prestatori di servizi ed anche un meccanismo esterno di risoluzione extragiudiziale delle controversie.  

Quali sono i prossimi passi da compiere? 

Solo pochi giorni fa, il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di regolamento sui servizi digitali  (DSA). 

Con una netta maggioranza (530 voti favorevoli, 78 contrari ed 80 fra astenuti ed assenti) il Parlamento Europeo ha approvato la bozza che prevede la responsabilità delle Big Tech nella rimozione diretta di contenuti illegali o nocivi, la responsabilità legale delle stesse nei confronti degli utenti,  ed un consistente potenziamento degli strumenti per negare il consenso alla pubblicità mirata. 

Tuttavia, ai fini dell’approvazione della proposta di legge, sarà necessario il parere favorevole del Consiglio Europeo, chiamato ad esprimersi sulla proposta di legge e sugli emendamenti già a partire dal prossimo 31 gennaio 2022.  

Bisognerà dunque attendere al fine di scoprire se la proposta di regolamento verrà approvata, in un unico ed identico testo, dalle due massime Istituzioni comunitarie. 

Eleonora Pintus, Avvocato

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